Contratto
Non ci resta che piangere

Quel che nel passato avevamo definito ipotesi di Pirro sono diventate altrettanto sciagurate vittorie per l’AFAM perché ieri 14 luglio – data simbolo della rivoluzione francese – è stato firmato il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro(CCNL) per il comparto dell'istruzione e della ricerca, relativo al periodo 2019-2021 tra cui figura anche il nostro settore.

 

Cosa prevede, anzi ciò che non prevede, questo contratto? Iniziamo dalla parte economica, che vede la piena conferma di ciò che avevamo già messo in rilievo il 14 novembre del 2022. Le tabelle sono alquanto esplicative: col nuovo CCNL, mediamente, un docente avrà, neppure 100 euro al mese in più. Insomma, un aumento tutto teorico, che in pratica non copre neanche metà dell’inflazione base. Ognuno potrà leggere queste tabelle e chiedersi: perché? Perché tante umiliazioni e offese nei confronti degli artisti? Facciamo davvero fatica a comprenderlo e come sempre, a testa bassa, continueremo a batterci per dare una dignità professionale e economica ad una categoria che negli ultimi trent’anni è stata calpestata e svilita.

 

Il CCNL porta anche delle novità, ecco alcune in sintesi:

 

-       Art. 16: disciplina del lavoro da remoto;

-       Art. 151: disciplina della figura del ricercatore nell’AFAM;

-       Art. 163: tecnici di laboratorio;

-       Art. 164: accompagnatori al pianoforte o al clavicembalo.

 

Evidenziamo che per queste ultime due figure è previsto un profilo tecnico-amministrativo Area III, che sta quantomeno stretto agli accompagnatori, che giustamente lo vedono come una diminutio a dir poco.

 

La (piccola) buona novella è questa: 

«Le parti auspicano un sollecito intervento del legislatore volto ad individuare il parametro di riferimento per la rendicontazione dei progetti di ricerca per il personale docente e ricercatore delle Istituzioni di alta formazione artistica e musicale, in analogia a quanto già effettuato per i professori e ricercatori dell’università con l’art. 6 della legge n. 240 del 2010». 

Quantomeno dopo la débâcle dei PRIN si auspica un intervento legislativo per parametrare la ricerca al pari dei colleghi universitari. Non illudiamoci, al momento trattasi di mere buone intenzioni: per trasformarle da pavimentazioni della via per l’inferno a gradini per il paradiso sarà necessario non poca tigna, non poco lavoro.

 

 

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