Aspetta e spera

Già la legge 508/1999 introduceva la possibilità per le istituzioni dell’AFAM di rilasciare titoli di terzo ciclo, allora definiti diplomi di formazione alla ricerca. Titoli che, come chiarito nel DPR 212 dell’8 luglio 2005, sono rilasciati al termine di corsi che hanno «l’obiettivo di fornire le competenze necessarie per la programmazione e la realizzazione di attività di ricerca di alta qualificazione. Il titolo finale è equiparato al dottorato di ricerca». È storia ormai nota il travagliato percorso che, fino a circa due anni fa, aveva dato vita soltanto all’attivazione di un percorso sperimentale di terzo ciclo presso l’ISIA di Roma; lo scioglimento del CNAM nel 2013 aveva interrotto ogni lavoro al riguardo. Un impulso negli ultimi due anni aveva fatto ben sperare: il cambiamento di denominazione in ’dottorati di ricerca’ — in linea con i corsi universitari — introdotto dalla legge 113 del 6 agosto 2021, la possibilità per le istituzioni AFAM di partecipare a dottorati in forma consortile, come da DM 301 del 22 marzo 2022, nonché infine quest’anno la costituzione di una commissione ministeriale con l’obiettivo di definire un regolamento che contenga i requisiti di ordine formale per l’accreditamento dei corsi di dottorato AFAM. Durante l’ultimo convegno annuale dell’ANDA è stato confermato che la commissione ha ormai concluso i lavori. Il regolamento però non è ancora giunto sul tavolo del CNAM: ci chiediamo cosa sia successo e cosa continui a frenare l’introduzione del terzo ciclo per l’AFAM in Italia? Per decenni il corpo docente e gli studenti dell’AFAM hanno dedicato energie considerevoli a un’intensa attività di ricerca, nonché a un costante aggiornamento negli obiettivi del terzo livello. Questo impegno ha portato a importanti riconoscimenti a livello sia nazionale che internazionale. Ciò è quasi sempre avvenuto senza che potessero contare su adeguate strutture istituzionali necessarie alla loro formazione alla ricerca e a condurre la loro attività, dovendo ripiegare spesso sull’iniziativa privata, sull’Università e sull’estero. Quanto dobbiamo aspettare ancora?