Torna il tempo della finanziaria e, per l’AFAM, il tempo delle rivendicazioni economiche: una tradizione autunnale che sembra purtroppo far parte degli eventi di stagione sempiterni e immutabili, come il cambio di stagione, l’inizio dell’anno accademico e le zucche. La mancanza di attenzione del mondo politico verso il settore del più alto livello di istruzione artistica si misura anche in questo, nell’essere lasciati ancora e sempre al palo senza motivo. Nell’ultimo incontro avuto con la Ministra Bernini — che ha dato ascolto con disponibilità e attenzione — l’ANDA ha manifestato tutte le difficoltà anche e soprattutto economiche di chi insegna nel Conservatori, nelle Accademie e negli ISIA. Siamo consci del fatto che il recente DPCM del 7 agosto 2023 ha stabilito tagli consistenti ai diversi dicasteri come anche per il MUR (il DPCM, ai fini della definizione della manovra di finanza pubblica per gli anni 2024-2026 e in coerenza con gli obiettivi programmatici indicati nel documento di economia e finanza 2023, prevede che i Ministeri realizzino risparmi di spesa) ma la nostra categoria merita rispetto e considerazione dato che sono anni che continuiamo a lavorare, pressoché con le stesse risorse, eccezion fatta per i rinnovi contrattuali. La richiesta avanzata nel recente incontro con il Ministro, a fronte delle odierne difficoltà di bilancio, verte soprattutto verso una graduale equiparazione economica e giuridica, con un progressivo e stabile incremento salariale a fronte delle mansioni quotidiane che vengono svolte dai professori AFAM alla pari dei colleghi universitari. Eppure, non sarebbe così difficile… basterebbe la volontà e l’attenzione verso questa categoria che tanto lustro dà al Paese. La sperequazione è eloquente, come dimostra il grafico del nostro studio tecnico-economico.
Nell’autunno 2024 speriamo di rivedere le zucche e il cavolo nero, ma di non aver più bisogno di perorare per l’ennesima volta la nostra causa.