L’anno che verrà.

L’anno che verrà comincia, come sempre, il 2 novembre. Comincia con la presa di servizio di molti precari storici che firmeranno oggi il contratto a tempo indeterminato: i nostri auguri a questi colleghi la cui precarietà viene finalmente sanata.
L’anno che verrà si apre quindi con una ventata di speranza. Ma non soltanto per i precari: nel bel mezzo di una pandemia che non accenna, purtroppo, a smettere di mordere la vita quotidiana di tutti – tra mascherine e distanziamento sociale – tornano le lezioni in presenza. Una boccata di ossigeno e un sospiro di sollievo per i tanti artisti che frequentano ogni giorno i nostri Istituti.
L’anno che verrà comincia col nuovo CNAM, per il quale abbiamo da poco votato. Dopo due decenni di abbandono l’AFAM si mostra infine come una fabbrica su cui si è deciso di investire e che, di conseguenza, torna attiva. Si intravede l’approvazione del Terzo livello di studi – i dottorati di ricerca, uno dei pezzi mancanti della 508 –, l’arrivo dei fondi per la ricerca, ci auguriamo presto il miglioramento dello status giuridico ed economico dei docenti, che comincia a diventare impellente. A tutti buon inizio d’anno accademico, in attesa che le promesse di questo momento irripetibile si concretino in realtà.

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