Pranzo di Ferragosto

Nel bel mezzo del Ferragosto più afoso degli ultimi vent’anni, tra le solite grigliate con parenti fino al 4° grado e le altrettanto consuete lasagne sul bagnasciuga, arriva a piazzarsi con altrettanta grazia sullo stomaco un articolo del Sole 24 ore (Da Accademie e Conservatori la «terza via» post diploma, 15 agosto 2022, p. 10) tutto dedicato all’AFAM, un paginone intero con richiamo in prima pagina. Vabbè, è il 15 agosto, i giornali non sanno che scrivere e le pagine vanno stampate lo stesso: dunque forza con le interviste del Corriere della Sera agli scambisti di Cap d’Agde – una sfolgorante novità che arriva dalle pagine delle Particelle elementari di Houellebecq del 1998, tanto chi vuoi che se lo ricordi, e poi un po’ di pruderie non può che far bene a un mercato della stampa penosamente incapace di scambiare copie cartacee perdute con copie digitali tutte da guadagnare –, e sotto coi servizietti all’AFAM resi a futura memoria. Avete presente Photoshop? Ecco, la realtà dell’AFAM descritta dal quotidiano di Confindustria è un tripudio di effetti speciali, un mondo di sogno che manco i film della Disney degli anni ’40 del Novecento, coi grassoni sgraziati di Cap d’Agde trasformati d’emblé in longilinei prestanti principi azzurri: e giù con numeri che fanno lustrare gli occhi a tutti quelli cui la parola AFAM suona come una sigla esotica, stante che in una istituzione AFAM non hanno mai messo piede, vale a dire gli italiani tutti meno i diretti interessati, sparuta minoranza di derelitti. I soffietti da ufficio stampa, però, non fanno bene a nessuno, men che meno ai derelitti suddetti che, invece, vorrebbero che dei loro problemi si parlasse diffusamente per cercarne una qualche soluzione. E questo, tra l’altro, dovrebbe essere anche lo scopo di una stampa libera e sana. Invece giù con Photoshop, illuminiamo alcune prospettive scelte ad hoc per far immaginare quartieri alti e stiamo attenti, viceversa, a tenere fuori dall’inquadratura un contesto che assomiglia assai più a quello di un campo nomadi. È facile irridere in punta di penna il sesso kitsch dei vacanzieri low e middle class, meno facile ricordare che nell’AFAM i numeri degli iscritti aumentano perché si accettano iscrizioni a gogò di centinaia di studenti orientali con evidenti difficoltà linguistiche in italiano come in una qualunque lingua comunitaria; che esistono – come in tutti i settori di questo Paese – differenze tra Nord e Sud raccapriccianti; che le regole prescritte dal Ministero rimangono lettera morta per le ragioni più creative; che lo status giuridico-economico dei professori è raccapricciante rispetto ad altri colleghi parigrado; che l’eterno problema del precariato e del reclutamento non trova soluzioni; che le condizioni degli edifici, la mancanza di spazi e di attrezzature sono spaventose in troppi casi, e nessun PNRR ci metterà una pezza; che il diritto allo studio degli studenti è continuamente messo in secondo piano; che la denominazione e la validità dei titoli di studio stride con il livello effettivo degli studi medesimi. L’elenco potrebbe continuare, la lista delle perversioni AFAM è lunga. Basterebbe aprire un po’ gli occhi e guardarsi attorno, altro che i soliti scandali a buon mercato sulle spiagge in Liguadoca, signora mia.

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