Il valore economico dell’AFAM: produzione culturale, investimenti pubblici e incidenza sul PIL

In un contesto economico sempre più orientato alla valutazione dell’impatto sociale e produttivo dei settori pubblici, appare sorprendente che il sistema dell’Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica (AFAM) in Italia non goda ancora di un’adeguata attenzione in termini di analisi economica e misurazione del valore prodotto. Eppure, l’AFAM rappresenta un motore silenzioso ma concreto della produzione culturale italiana, un comparto capace di generare competenze altamente specializzate, occupazione qualificata, attività di ricerca e innovazione, mobilità internazionale, attrattività territoriale. È quindi urgente cominciare a parlare non solo del valore culturale, educativo e simbolico dell’AFAM, ma anche del suo contributo economico misurabile.

Il sistema AFAM è costituito da oltre 130 istituzioni pubbliche e private accreditate (conservatori, accademie di belle arti, istituti superiori per le industrie artistiche, accademie di danza e drammatiche), che formano annualmente più di 60.000 studenti e impiegano circa 10.000 docenti e 3.000 unità di personale tecnico-amministrativo. A fronte di un investimento pubblico contenuto (meno dello 0,1% della spesa pubblica nazionale), il settore produce migliaia di concerti, spettacoli, mostre, pubblicazioni, progetti di ricerca, scambi internazionali. Tuttavia, questa produzione culturale non viene quasi mai considerata come parte del PIL culturale, né valorizzata all’interno delle politiche industriali, turistiche o occupazionali del Paese.

Secondo i dati di “Io sono cultura”, il rapporto annuale promosso da Symbola e Unioncamere, il sistema produttivo culturale e creativo italiano ha generato nel 2023 oltre 95 miliardi di euro, pari al 5,6% del PIL nazionale, dando lavoro a più di un milione e mezzo di persone. Sebbene l’AFAM non venga censito come comparto autonomo all’interno di tali rilevazioni, il contributo delle sue istituzioni può essere stimato in termini di:

  • formazione del capitale umano creativo: diplomati AFAM inseriti nei settori dello spettacolo dal vivo, delle industrie culturali, dell’insegnamento, della progettazione;
  • produzione diretta: attività di spettacolo (concerti, mostre, performance), spesso gratuite o a basso costo, che generano indotto turistico e commerciale;
  • innovazione e ricerca artistica: progetti, brevetti, prototipi, nuovi linguaggi, metodologie didattiche e tecnologiche.

Una stima prudente potrebbe quantificare l’apporto economico diretto e indiretto del sistema AFAM in alcune centinaia di milioni di euro, una cifra che resterebbe sottodimensionata se confrontata al reale valore sistemico delle sue attività. Il paradosso è che gran parte di questa produzione si realizza in assenza di un vero e proprio ecosistema di investimento pubblico strutturato.

L’AFAM, nel suo insieme, forma i protagonisti della filiera culturale del Paese: musicisti, attori, ballerini, artisti visivi, designer, restauratori, scenografi. Le loro competenze alimentano direttamente il Made in Italy culturale, rendendo il nostro Paese un riferimento internazionale per qualità formativa e creatività. I diplomati AFAM trovano occupazione non solo nei teatri, nelle orchestre e nelle accademie, ma anche nel cinema, nella moda, nella comunicazione, nella progettazione artistica e nel design industriale. L’intersezione tra competenze artistiche e sviluppo tecnologico rende l’AFAM strategico anche per la transizione digitale e sostenibile, obiettivi chiave dell’Unione Europea.

E tuttavia, a fronte di questo apporto formativo, culturale ed economico, permane una grave lacuna normativa e simbolica: nonostante le equipollenze già riconosciute sul piano dei contenuti didattici, i titoli rilasciati dalle istituzioni AFAM non recano ancora la denominazione univoca di “laurea” e “laurea magistrale”. Una scelta che penalizza il riconoscimento internazionale dei titoli e confonde cittadini e datori di lavoro. Allo stesso modo, i docenti del comparto AFAM sono ancora privi di un pieno status giuridico-economico assimilabile a quello universitario, nonostante svolgano attività analoghe in ambito formativo, progettuale e scientifico.

Se vogliamo che il sistema AFAM venga riconosciuto come settore produttivo a pieno titolo, è necessario:

  • inserire l’AFAM pienamente nei rapporti statistici in quanto settore di produzione culturale;
  • valutare l’impatto economico delle istituzioni AFAM in relazione ai territori, alla spesa pubblica investita, alla produzione artistica generata;
  • favorire meccanismi di co-finanziamento e rafforzare l’imprenditorialità artistica e creativa;
  • stabilizzare e rafforzare i finanziamenti ordinari per le istituzioni AFAM, ponendo fine alla precarietà strutturale che ostacola la pianificazione e la valorizzazione delle risorse;+
  • riconoscere la denominazione del titolo di “laurea” per i percorsi AFAM e inquadrare i docenti nello statusgiuridico-economico coerente con l’alta formazione, anche alla luce del principio costituzionale di pari dignità tra settori della conoscenza.

Occorre riconoscere l’AFAM come sistema produttivo culturale e creativo, capace di generare valore economico, capitale umano, coesione sociale, reputazione internazionale. La sfida del futuro sarà quella di costruire una governance culturale in grado di integrare questi aspetti, riconoscendo all’AFAM il posto che gli spetta nel sistema-Paese.