La ricerca nell’AFAM: tra riconoscimento normativo e difficoltà operative

Nel panorama dell’Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica (AFAM), la ricerca rappresenta una componente fondamentale per la crescita e l’innovazione delle istituzioni, per la qualificazione della didattica e per la valorizzazione del patrimonio artistico e musicale italiano. Già la legge 508 del 1999 definiva le istituzioni AFAM quali «sedi primarie di alta formazione, di specializzazione e di ricerca nel settore artistico e musicale» (art. 2, c. 4). Tuttavia, pur iniziando ad essere riconosciuta formalmente nei documenti normativi più recenti, la ricerca nell’AFAM incontra ancora oggi ostacoli strutturali che ne limitano fortemente l’effettiva realizzazione.

Il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) del comparto Istruzione e Ricerca (relativo al triennio 2019–2021), sottoscritto il 18 gennaio 2024, introduce alcuni importanti elementi di riconoscimento della funzione di ricerca. In particolare, viene affermato che l’attività di ricerca è parte integrante delle funzioni dei docenti AFAM, al pari della didattica e della produzione artistica, e che essa contribuisce alla progressione di carriera. Giova qui ricordare la dichiarazione congiunta n. 11 «Le parti auspicano un sollecito intervento del legislatore volto ad individuare il parametro di riferimento per la rendicontazione dei progetti di ricerca per il personale docente e ricercatore delle Istituzioni di alta formazione artistica e musicale, in analogia a quanto già effettuato per i professori e ricercatori dell’università con l’art. 6 della legge n. 240 del 2010». Tuttavia, il contratto non prevede specifici strumenti organizzativi, orari o finanziari per rendere effettivo l’esercizio della ricerca.

Successivamente, il 4 aprile 2024, è stato firmato il Contratto Collettivo Integrativo Nazionale (CCNI) per il triennio accademico 2024–2027, che disciplina l’utilizzazione del fondo di istituto e l’individuazione delle specifiche professionali per nuove figure di supporto diretto alla didattica, nonché per il coordinamento, la realizzazione e il supporto dei progetti di ricerca. Stabilisce inoltre che per le funzioni e gli incarichi svolti in aggiunta al monte ore annuale, inclusi quindi quelli relativi alla ricerca, «la contrattazione integrativa d’istituto può prevedere specifiche indennità annue complessive, per importi non superiori a € 8.500,00 pro-capite» (art. 5, c. 3). Tale limite può essere superato nel caso di attività progettuali per cui l’istituzione è titolare o partner e a cui corrispondono specifiche entrate «cui si può far fronte con le risorse di bilancio corrispondenti alle relative entrate» (art. 5, c. 5).

Attualmente, il CCNL prevede per i professori dell’AFAM un impegno annuale di 324 ore annue di cui non meno di 250 ore dedicate alla didattica frontale. Di queste, fino a 74 ore possono — ma non devono — essere destinate ad attività di ricerca e produzione artistica, previa programmazione e autorizzazione da parte dell’istituzione. In termini concreti, ciò significa che l’assegnazione di ore alla ricerca non è automatica, ma subordinata a decisioni organizzative interne e alla disponibilità di progetti formalmente approvati. Cosa significa in pratica?

  • L’attività di ricerca non costituisce un diritto automatico: rappresenta una possibilità, subordinata alla programmazione istituzionale.
  • L’assegnazione delle ore alle attività di ricerca richiede una programmazione formale da parte dell’istituzione.
  • In assenza di attività di ricerca formalmente approvate o autorizzate, il docente non può autonomamente destinare parte del proprio orario a tali attività.

Pertanto, il contratto riconosce uno spazio teorico per la ricerca, ma senza una cornice organizzativa e finanziaria, nella maggior parte delle istituzioni queste ore restano sulla carta. Di conseguenza, l’attività di ricerca — che costituisce un elemento di eccellenza dell’AFAM — continua spesso a fondarsi sull’impegno gratuito e volontario dei docenti, che vi dedicano migliaia di ore senza tutele né adeguati riconoscimenti.

Mancano infatti:

  • Quote di orario dedicate: tutto il monte ore dei docenti è sovente assorbito da attività didattiche, istituzionali e di produzione, senza alcuno spazio formalmente destinato alla ricerca.
  • Fondi strutturali: a differenza delle università, le istituzioni AFAM non dispongono di finanziamenti regolari per progetti di ricerca o per la partecipazione a bandi nazionali ed europei.
  • Strutture e supporti amministrativi: non esistono uffici ricerca, personale dedicato o piattaforme organizzative adeguate, rendendo difficile anche solo la progettazione di iniziative di ricerca complesse.
  • Riconoscimento valutativo: in mancanza di sistemi di valutazione della ricerca propri del settore AFAM, l’attività di ricerca rischia di non essere adeguatamente valorizzata nei percorsi di carriera.

Questa situazione produce un paradosso: da un lato si richiede ai docenti di essere anche ricercatori, dall’altro non si forniscono le condizioni minime per svolgere un’attività di ricerca seria, continuativa e riconosciuta. A questo si aggiungano anche le recenti attività di ricerca declinate dai dottorati. Il risultato è che la ricerca nell’AFAM, se esiste, si realizza quasi esclusivamente grazie all’impegno individuale e fuori dall’orario di lavoro, senza tutele né incentivi.

L’ANDA ritiene che questa contraddizione debba essere urgentemente superata. Occorre aprire un confronto strutturale con il MUR per:

  • Prevedere quote orarie specifiche per la ricerca all’interno dell’orario di servizio dei docenti.
  • Istituire fondi strutturali per progetti di ricerca.
  • Creare una rete nazionale di supporto per la ricerca AFAM.
  • Sviluppare criteri e strumenti di valutazione specifici per la ricerca artistica.
  • Inserire un esperto del settore AFAM nel Comitato nazionale per la valutazione della ricerca (CNVR).

Solo riconoscendo davvero la ricerca come una funzione essenziale e garantendone le condizioni operative sarà possibile valorizzare pienamente il potenziale creativo e intellettuale delle istituzioni AFAM, portandole a essere protagoniste nel sistema della conoscenza a livello nazionale e internazionale.