Nel cuore dell’Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica (AFAM) vive e si rinnova ogni giorno un patrimonio inestimabile: quello dei talenti. Giovani ballerini, musicisti, attori, artisti visivi e progettisti di design sperimentano nei nostri istituti percorsi di alta specializzazione che mettono al centro la ricerca, la creatività, la tecnica, la cultura e l’identità. Il talento, tuttavia, non è un dato naturale da ammirare: è una risorsa da coltivare, affinare, sostenere. E questo compito chiama in causa l’intero sistema dell’AFAM, in tutte le sue componenti.
Spesso si parla di talento come di una dote innata. Ma nell’ambito della formazione superiore artistica, il talento è soprattutto il frutto di un ambiente educativo capace di nutrire, orientare e stimolare. È responsabilità delle nostre istituzioni garantire ai giovani strumenti, tempi, spazi e guide autorevoli per trasformare l’intuizione in linguaggio, la sensibilità in progetto, il gesto in forma artistica. Le Accademie e i Conservatori sono per loro natura luoghi in cui il talento prende forma nella relazione tra maestri e allievi, tra repertori e sperimentazioni, tra radici e visioni.
Coltivare il talento oggi significa confrontarsi con una realtà profondamente trasformata. Il mondo del lavoro artistico è segnato da instabilità, precarietà, frammentazione. La sfida per l’AFAM è allora duplice: da un lato, rafforzare le competenze disciplinari, culturali e professionali degli studenti; dall’altro, dare loro strumenti per affrontare con autonomia critica e progettuale la complessità del presente. In questo senso, il talento si declina come capacità di dialogare con l’interdisciplinarità, di innovare le forme dell’espressione e della produzione, di connettersi con la società in modo consapevole e responsabile.
Occorre dunque una visione politica e culturale che rimetta il tema del talento al centro delle scelte istituzionali. Questo significa:
- investire nella qualità della didattica, del reclutamento e dell’orientamento;
- valorizzare le carriere artistiche e scientifiche del personale docente;
- sostenere la ricerca artistica come spazio di esplorazione, crescita e confronto;
- creare reti tra istituzioni AFAM, territori e professioni creative;
- riconoscere il valore dei percorsi di eccellenza e delle esperienze laboratoriali come incubatori di futuro.
In assenza di un riconoscimento giuridico pieno per i docenti e della denominazione di “laurea” per i titoli degli studenti, è evidente che la coltivazione dei talenti rischia di rimanere confinata in un paradosso: si chiede all’AFAM di formare l’eccellenza culturale del Paese, ma non le si garantiscono ancora gli strumenti normativi e istituzionali adeguati. Anche per questo ANDA continua a sollecitare un cambiamento che sia non solo tecnico ma culturale, capace di restituire all’intero comparto la dignità e il ruolo che gli spetta nel sistema universitario e della ricerca.
Il talento non è solo una promessa individuale: è un bene comune. Coltivarlo nel sistema AFAM significa prendersi cura del futuro artistico, culturale e civile del nostro Paese. È una responsabilità che chiama in causa ognuno di noi: docenti, dirigenti, studenti, amministratori, cittadini. Perché un Paese che investe nel talento dei suoi giovani è un Paese che investe nella propria identità, nella propria capacità di immaginare, e nella propria libertà.