Il valore dell’AFAM nell’economia del Paese

Le istituzioni dell’Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica (AFAM) costituiscono un patrimonio strategico per l’Italia, non solo sul piano culturale ed educativo, ma anche in termini economici. Eppure, troppo spesso se ne sottovaluta il potenziale sistemico, relegandole a margini secondari nel dibattito sulle politiche di sviluppo. Occorre invece affermare con forza il valore delle istituzioni AFAM come leve attive dell’economia della conoscenza, dell’innovazione e del Made in Italy culturale.

Le istituzioni AFAM formano professionisti altamente specializzati in ambiti che richiedono anni di studio, pratica e riflessione critica. Dalla musica alla danza, dalle arti visive al design, fino alla comunicazione audiovisiva e all’arte performativa, si tratta di settori in cui la qualità della formazione ha un impatto diretto sulla capacità del Paese di produrre valore, innovazione e attrattività culturale. In un’economia basata su creatività e competenze trasversali, la formazione artistica avanzata è un asset strategico.

Secondo i rapporti Symbola e Unioncamere, il sistema produttivo culturale e creativo in Italia genera circa il 6% del PIL e impiega oltre un milione di persone. Le istituzioni AFAM sono direttamente coinvolte nella formazione di figure professionali che operano in questo ecosistema: musicisti, registi, scenografi, restauratori, ballerini, tecnici del suono e dell’immagine, solo per citarne alcuni. Ma l’impatto non si limita alla produzione culturale in senso stretto: l’AFAM forma professionisti capaci di contribuire all’innovazione di prodotto e di processo in numerosi settori – dal marketing alla comunicazione visiva, dalla moda all’industria audiovisiva – alimentando così filiere ibride e ad alto valore aggiunto.

Le istituzioni AFAM rappresentano anche uno dei volti più prestigiosi dell’Italia all’estero. Attraverso la mobilità internazionale, la partecipazione a festival e progetti europei, gli scambi accademici e la presenza di studenti stranieri, esse contribuiscono a diffondere l’immagine dell’Italia come Paese creativo e culturalmente avanzato. In un contesto geopolitico in cui il “soft power” culturale assume un ruolo crescente, la qualità e la riconoscibilità della formazione artistica italiana sono strumenti essenziali di diplomazia culturale e di attrazione di capitali umani e finanziari.

Le istituzioni AFAM hanno un forte radicamento territoriale e contribuiscono, in molti casi, alla rigenerazione urbana e sociale dei contesti in cui operano. Laboratori, performance, esposizioni e progetti di didattica attiva promuovono partecipazione, inclusione e coesione sociale. In particolare, nei territori periferici e nelle aree interne, la presenza di un Conservatorio, di un’Accademia o di un’ISIA può attivare processi virtuosi di sviluppo locale, attrazione di giovani talenti e rivitalizzazione del tessuto economico.

Perché tutto ciò si traduca in valore duraturo per il Paese, è necessario superare l’attuale quadro normativo e organizzativo ancora in transizione. Serve un riconoscimento pieno dell’AFAM come settore universitario a tutti gli effetti, con risorse adeguate, riconoscimento dello status giuridico-economico per i docenti, denominazione del titolo in laurea per gli studenti e un rafforzamento del sistema di governance. Solo così l’AFAM potrà esprimere appieno la sua funzione di motore dell’innovazione culturale e della crescita sostenibile.

Le istituzioni AFAM non sono un lusso per tempi migliori, ma una risorsa cruciale per il presente e il futuro dell’Italia. Investire in esse significa investire in un’economia più creativa, inclusiva e competitiva, capace di valorizzare le specificità del nostro patrimonio culturale in chiave contemporanea e globale.